
La Storia
Fiumefreddo Bruzio, dall’alto della sua posizione dominante, adagiato sullo strapiombo di un pianoro che spazia sull’azzurro mare Tirreno, offre di sè uno spettacolo di solitaria fierezza e di antico retaggio storico di borgo medievale, arroccato alle pendici dei monti che digradano verso il mare, scrigno di storia e di inestimabile valore culturale.
Il suo nome prende origine dalle acque “fredde” del fiume impetuoso che scende, alle sue spalle, dalla cima di Monte Cocuzzo, in un susseguirsi di catene montuose, tali da formare un baluardo roccioso naturale che domina e protegge il borgo.
L’aggiunta del nome “Bruzio”, venne dato dal Consiglio Comunale dell’epoca, nel lontano 1860, per conferire al luogo la sua distintiva identità, in armonia con la storia e le origini del centro urbano. Fiumefreddo Bruzio annovera un patrimonio artistico e culturale di grande valore e di pregevole interesse storico, che si evidenzia in un susseguirsi di chiese e palazzi, costruiti e voluti dalla nobiltà locale che hanno caratterizzato la vita del borgo calabrese. Remote sono le origini del centro e le vicende storiche ad esso collegate, così come narrate dagli storici, di cui, per completezza di informazione, ne riportiamo le parti più importanti:
“…il territorio verrebbe identificato dagli antichi Greci con un Monte di Fuoco, quasi certamente m.te Cocuzzo la cui origine è di natura vulcanica. Negli antichi romani, invece, avrebbe la prevalenza l’appellativo di Freddo, riferendosi al fiume di Fontelaurato…”.
“...Fiumefreddo, dunque, rimaneva fuori dell’orbita greco-romana. L’arciprete don G. Pugliese sostiene che i primi insediamenti dovettero avvenire nel sec. IV, al tempo della persecuzione dei Cristiani, sotto l’Imperatore Diocleziano…”
“…I primi Cristiani si rifugiarono nella valle detta, poi, di Fonte Laurato...” “...La valle era sovrastata dal ferrigno monte Barbaro…”
“…Gli eremiti, intanto, conducevano la loro vita solitaria, nascosti nelle grotte profonde e oscure…” (Timpone Badia: Grotta dell’Eremita)…”.
“…Nella valle, più tardi sorse un romitorio di monaci basiliani, attorno ad una primitiva chiesa di S.ta Domenica. Nelle vicinanze vi erano altre due chiese: di S. Pietro e di S.ta Barbara. Gli storici sono d’accordo su questo punto, dal momento che nella Calabria bizantina (5OO-1050) vi furono solo monasteri di rito greco, ad eccezione di alcuni benedettini, in Val di Crati, sotto il dominio longobardo. La situazione cambia con la venuta dei Normanni, dei quali si dirà in seguito, che favorirono la latinizzazione della regione, d’accordo con la chiesa romana…”.
“…Dall’undicesimo secolo in poi è possibile seguire lo sviluppo storico di Fiumefreddo, nelle fasi principali, data la ricchezza della documentazione a noi pervenuta. Intorno al Mille, al disfarsi dell’impero carolingio, l’Italia entrava in una conflittualità delle varie forze, presenti nella penisola: Bizantini, Longobardi, Arabi che avevano occupato tutta la Sicilia. Gli Arabi, chiamati Saraceni, si abbandonarono a saccheggi e rapine in tutto il meridione; furono, poi, fermati presso il Tevere da Leone IV. Si costruirono lungo la costa torrioni e punti di avvistamento…”.
A Fiumefreddo, a partire da questo momento, si costruirono numerose torri…” “…Situate in punti dai quali si scorge un’ampia vista, sui corsi dei fiumi e sulla costa, funzionavano in modo che potessero comunicare tra di loro, e tutti i lembi del territorio, fino alla vetta di m.te Cocuzzo, fossero a conoscenza del pericolo, in breve tempo…” “…Le costruzioni sono alte e quadrate, con la porta sollevata dal suolo, alla quale si accedeva mediante il sistema di ponti levatoi. La più antica, tra queste, è sicuramente Torre del Regio, le altre sono Torre Lunga, Torre Vardano. Caratteristica è la torre o Casino de’ Rossi, dimora campestre con decorazioni di provenienza araba e con balconi settecenteschi…”.
“…Nell’italia meridionale vi giungono i Normanni, i figli di Tancredi d’Altavilla: Guglielmo in Puglia, Roberto il Guiscardo (astuto) in Calabria, Ruggero in Sicilia…”.
“…Tutti e tre vassali del papa…”.
“…Nel 1130, Ruggero II riunisce l’Italia meridionale in un regno feudale ben saldo…”.
“…I Normanni risalgono il colle e iniziano la costruzione della prima roccaforte in Fiumefreddo, scavando nella roccia; disboscano e tracciano il primo assetto urbanistico, costruiscono poderosi muri di contenimento per portare a livello il terreno franoso nella parte est. Più tardi, in un periodo non meglio precisato, si edifica la Porta di “Sopra”, dalla quale si diparte la via principale, collegandosi con la “Torretta”. Da qui è possibile avvistare in tempo le navi nemiche…”.
“...Nei secoli XIII-XIV-XV, costituitosi il Regno di Napoli, dominarono gli Angioini e gli Aragonesi. Nel 1503 intervennero gli Spagnoli…”.
“…I Gravina, iniziatori, nel 1500, del palazzo, detto poi dei Pignatelli…”.
“…Sotto gli Aragonesi, in tutto il regno, si accesero focolai di rivolte. Famosa è la “Congiura dei Baroni”, riportata dal Summonte nell’ Historia della città e del regno di Napoli…”.
“…Vi si racconta che Ferdinando I (o Ferrante), costretto a reprimere la sommossa di ben 20.000 calabresi, a lungo preparata dai Baroni, con a capo Antonio Centelles, marchese di Crotone e Conte di Catanzaro, scese con il suo esercito e si fermò a Torre Lunga, in Fiumefreddo, mentre i ribelli si erano schierati sulle falde del Cocuzzo…”.
“…I calabresi erano guidati da Nicola Tosto, patrizio cosentino; difatti l’altura sulla quale i ribelli si erano radunati, ancora oggi si chiama “Monte Tosto…”.
“…Ad ogni buon conto, vinse il monarca e tale fu la sua collera che dopo aver ucciso tutti i baroni e averli mummificati, se li portò a Napoli e li sistemò, in semicerchio, sotto il pavimento di S.ta Barbara…”.
“…Nel 1565 i Turchi minacciano il Mediterraneo, ma la crociata di Filippo II, patrocinata da Pio V, si conclude con la vittoria di Lepanto nel 1571(2)…”.
“…Nel 1535, Carlo V aveva tolto il Feudo di Fiumefreddo al duca di Somma della famiglia dei Sanseverino e lo aveva consegnato al capitano spagnolo Ferdinando D’Alarcon con il titolo di marchese della Valle. Il marchese iniziò la ristrutturazione del castello e irrobustì la cinta muraria. Sua figlia Isabella, andò in sposa a don Pietro Gonzales de Mendoza, nominato, poi, vicerè di Calabria, con dimora in Fiumefreddo; portava in dote il feudo. Ebbe inizio, allora, la dinastia D’Alarcon-Mendoza. I signori dei quali ci sono giunte notizie sono: Ferdinando, che si battè a Lepanto, Ferdinando VII d’Alarcon, marchese della Valle, ricordato dal Fiore sul finire del 600…”.
“…Nel 1600 Fiumefreddo, come del resto tutta la Calabria, aveva una florida economia per il commercio della seta in Europa. Le filande furono attive fino a pochi decenni fa e tuttora esiste a Fiumefreddo il largo dei Follari, in via Manzoni, ove si poteva commerciare. Infine, il Fiore ricorda la non piccola gloria di Fiumefreddo di aver dato i natali a due seguaci di S. Francesco di Paola, Francesco Majorana e Antonio (del) Buono.
Poco più tardi, il 24 febbraio 1699, vi nacque il Pittore Pascaletti che, chiamato alla corte pontificia, fu insignito con il titolo di cavaliere per i suoi meriti artistici. Dipinse numerose Madonne e “Soavi volti di Cristo”; alcune tele si conservano ancora sugli altari delle chiese del paese…”.
“…Fiumefreddo non rimase estranea alle vicende della storia italiana ed europea, per la sua naturale posizione, che offriva efficaci mezzi di sicurezza, per il suo clima eternamente primaverile, per le vie di comunicazione che la legavano all’entroterra cosentino, per essere un felice punto di avvistamento. Nel paese convivono i segni di molte epoche per cui, ad un attento osservatore, non sfuggiranno date, documenti, testimonianze artistiche, ruderi che ci dichiarano il sovrapporsi delle varie culture, delle diverse situazioni politiche, in pochi momenti di feroce conflittualità…”.
Prima dell’arrivo dei Francesi nel 1806, i feudatari si rifugiarono a Rende. L’ultima erede era ancora una Lucrezia: la Ruffo, principessa di Torello, marchesa della Valle Siciliana(3). Per finire, il castello viene acquistato dai baroni del Giudice, di Belmonte.
“Nel 1600… Fiumefreddo godeva di un benessere economico…” “…fu possibile continuare i lavori del castello, costruire chiese e palazzi nobiliari. Fu avviata anche la costruzione del portale michelangiolesco, altrimenti detto “ponte levatoio”.“…Il paese visse storie di terrore e di sangue, durante l’occupazione napoleonica.
L’arciprete don Antonio Rotondo ci ha offerto un’ampia documentazione di quei giorni nel suo volume “Memoria storica…”.
Negli anni seguenti non vi sono fatti di particolare rilievo. Il paese vive, tuttavia, con partecipazione e largo tributo di sangue, ogni appuntamento della Storia: il Risorgimento, le guerre coloniali, i due conflitti mondiali con l’esperienza della repressione fascista e, finalmente, la grande apertura democratica…”.